C’è una parola in giapponese che indica l’azione e l’arte di riparare gli oggetti rotti. Si usa l’oro, in genere, che riempie le crepe tra un coccio e l’altro e dona una preziosa originalità all’oggetto rinnovato.
Imparare ad apprezzare ciò che non è nuovo ma è rinnovato è anche ciò un’arte ed una tecnica, che si acquisisce piano piano, con esperienza e con esercizi pratici. Si lavora prima sulle immagini mentali, come dei puzzles, poi con le cose materiali, che vanno rotte per poi riconsiderarle come intere. Ci sono dei libri che insegnano a farlo, in modo da giungere all’accettazione dell’imperfezione e della transitorietà delle cose (viventi e non), un concetto che in giapponese si esprime con わびさび wabisabi.
Riparare la vita significa riappropriarsi di se stessə, nella propria globalità di essere umano, cosa non semplice in certi momenti dell’esistenza. Capitano quegli snodi del percorso un poco tortuosi, come le separazioni, i cambiamenti drastici, i distaccamenti da persone e luoghi. Rotture e fratture, appunto. Questi sono i momenti giusti in cui provare ad esercitare l’arte di riparare la vita.
Credo che nella riparazione della propria vita ci siano almeno due fasi: riparare se stessə – cosa più facile – e riparare le relazioni rotte, broken. Prendiamo una relazione amorosa: quando si rompe equivale a un lutto. Tuttavia non è solo la relazione (o le relazioni) che ci identifica, noi siamo un insieme di identità. Prima di occuparsi del lutto, diamo spazio alle nostre identità, senza focalizzarci troppo sul risultato.
Certi giorni mi concedo di non superare un esame, di non uscire di casa, di non prepararmi il pranzo o di non riuscire in qualcosa che volevo fortemente. Non metto in conto il fallimento, ma l’accadimento, perché io voglio e posso controllare quello che riguarda me.
Facciamo un esempio pratico: ho molte conversazioni da leggere e arrivo a fine giornata che sono ancora tutte lì che aspettano una risposta; questo è un accadimento e non lo posso controllare, perché non riguarda solo me, ma anche chi sta in relazione con me, che mi scrive, parla, chiede. Non avrebbe senso vivere un fallimento pensando che sono obbligata a rispondere, in fretta, nonostante tutto. Se sono stanca, invece, non proverò nemmeno ad insistere contro me stessa, a leggerle superficialmente per arrivare in ogni modo a un obiettivo che sento imposto dall’esterno (dalle relazioni in questo caso). Se sono stanca, accetto l’accadimento e mi fermo.
Ecco che cosa intendo per concentrarmi su di me: per imparare a riparare la vita, devo innanzitutto iniziare a modificare uno schema cognitivo disfunzionale, schema che probabilmente molte donne hanno creato per sé e alimentano ogni giorno.
Devo essere brava per essere amata
Ebbene no, io non ricevo amore per merito, perché ho fatto bene qualcosa, lo ricevo punto e basta.
Chi mi dà amore lo fa gratuitamente, liberamente, non per un fenomeno di causa-effetto rispetto ad un merito mio. L’amore non è indotto e non è meritato, è solo amore.
La vita mi ha concesso diverse volte l’opportunità di ragionare sugli schemi disfunzionali ed è arrivata l’ora non solo di cogliere il momento per me (non è facile, alle volte il momento giusto per mettere le mani sul proprio materiale umano è quello che sembra più sbagliato, quel momento in cui niente è in ordine, la propria vita va riparata, come dicevo) ma anche di mettere in condivisione con tuttə voi le mie riflessioni, potrebbero essere utili.
Maneggiare la vita non è facile, men che meno una vite da riparare. Voglio fare un augurio, a me stessa e a tuttə noi, una sorta di buon proposito per il futuro – un futuro che inizia già adesso:
iniziare a trattare me stessə con l’amore con cui tratto gli altri.
Mi dicono che sono una persona molto inclusiva; in effetti io non è che accetto l’altrə in quanto diverso da me, bensì considero l’altrə perché l’altrə c’è, uguale o diverso che sia.
L’altrə esiste come esisto io, dunque non devo “accettarlə” ma solo vederlo, guardarlə e poi in base al contesto in cui sono instaurare una relazione: professionale, amicale, amorosa, filiale, materna.
Bellezza e dolcezza devono essere la cifra di una vita riparata, tutto ciò che facciamo ci auguro che sia bello e dolce per noi stessə e per chi ci sta intorno.
Photo Credit: Matt Perkins